Le stampe tradizionali in bianco e nero vengono definite “ai sali d’argento” (in inglese “gelatin silver print”) in quanto l’emulsione fotosensibile che viene stesa sul supporto cartaceo è costituita da piccolissimi cristalli d’argento detti alogenuri d’argento (di solito una miscela di bromuro e cloruro d’argento). Oggi si utilizza la definizione “stampa ai sali d’argento” anche per differenziarla dalle stampe digitali o dalle più antiche stampe all’albumina e al platino.
Esistono due tipi di carte da stampa: quelle definite “baritate” e quelle “politenate”. Le carte migliori sono quelle baritate, e dovrebbero essere le uniche a essere utilizzate per lavori di qualità. Il supporto di queste carte è ottenuto da stracci di cotone o di lino o da legno di pino, abete, pioppo o castagno. Si chiamano “baritate” perché tra carta ed emulsione viene steso un sottilissimo strato di solfato di bario (barite) che, essendo bianchissimo, è quello che determina i bianchi della stampa. La purezza del bianco è fondamentale, infatti, per distinguere anche i più tenui toni di grigio. L’emulsione d’argento viene fissata al supporto cartaceo con una particolare colla costituita da una gelatina di origine animale con aggiunta di leganti sintetici.
Io utilizzo carte baritate quali la Ilford Galerie, la Ilford Multigrade, la Bergger e la Rollei Vintage: da ciascuna di loro ottengo, a seconda del negativo che voglio stampare, esiti diversi per quanto riguarda sia la qualità di stampa sia il colore finale.
Nelle carte politenate, invece, l’emulsione è stesa su un supporto di plastica e la capacità di queste carte di offrire profondità e ricchezza tonale è nettamente inferiore rispetto alle carte baritate.
Il vero problema della fotografia tradizionale in bianco e nero riguarda proprio le carte. Fino a qualche anno fa, esistevano decine di carte differenti di varie marche che offrivano ai fotografi un’enorme possibilità di scelta e, di conseguenza, un’enorme potenzialità espressiva. Ogni carta infatti possiede delle peculiarità specifiche che la distinguono anche profondamente da tutte le altre e che producono risultati estetici molto diversi tra loro. Con l’avvento della fotografia digitale, il mercato della fotografia tradizionale in bianco e nero si è sempre più ridotto fino a determinare eventi impensabili anche solo fino a poco tempo fa, come la chiusura da parte della Kodak della linea di produzione delle carte da stampa ai sali d’argento o la chiusura di un colosso della fotografia come la Agfa.
Oggi rimangono poche aziende a produrre carta da stampa, e la possibilità di disporre di un ampio potenziale espressivo è sempre più a rischio. Per fortuna, la grande qualità che queste aziende continuano a offrire – soprattutto con le carte multigrade che hanno soppiantato quasi del tutto quelle a gradazione fissa – permette ancora di ottenere stampe di qualità eccellente in grado di soddisfare l’esigente gusto di chi, con passione, amore e testardaggine, continua a lavorare in camera oscura.