Novembre 2014, spedizione fotografica al versante nepalese dell’Everest
Con il viaggio all’Annapurna, avevo ripreso il contatto emotivo e creativo con l’Himalaya, e su un livello più pratico avevo capito anche come organizzarmi al meglio per ovviare alle peculiari esigenze di una spedizione fotografica con mezzi tradizionali e con una fotocamera di grande formato.
Nel maggio del 1995 avevo scalato l’Everest con Christian Kuntner, salendo senza bombole d’ossigeno dal versante tibetano, lungo la via del Colle Nord. Non ero mai stato sul versante nepalese. Le possibilità fotografiche erano molte e tutte estremamente interessanti. Intorno alla valle del Khumbu ci sono montagne di sei e settemila metri dalle forme affascinanti: Ama Dablam, Pumori, Cholatse, Taboche, Nuptse… e poi, naturalmente, Everest e Lhotse, con l’aggiunta del vicino Cho Oyu raggiungibile dal Khumbu attraverso il passo del Cho-La. Un autentico paradiso non solo per gli alpinisti e i trekker, ma anche per i fotografi.
Durante questa spedizione, dal 20 ottobre al 20 novembre 2014, il tempo è stato splendido per tutto il mese. A differenza del viaggio all’Annapurna, il cielo è praticamente sempre rimasto sereno, e la luce del tardo autunno sempre pura e splendente. Il lavoro tra queste montagne è stato per me di grande soddisfazione, e i risultati ottenuti sicuramente di qualità.
Devo ammettere che la colossale parete sud del Lhotse mi ha colpito in modo particolare, così come rivedere la più alta montagna del mondo dopo così tanti anni. Anche trovarmi al cospetto del Cho Oyu, da me salito insieme a Krzysztof Wielicki lungo il Pilastro dei Polacchi nel 1993, è stata un’esperienza emozionante e positiva.
Sento molta gratitudine verso i portatori che hanno accompagnato questa mia spedizione: senza il loro aiuto, la loro pazienza e la loro disponibilità, non avrei mai potuto esporre i molti negativi che una volta riportati a casa, sviluppati e fissati a dovere, mi daranno la possibilità nei prossimi anni di provare a trasferire su un foglio di carta ai sali d’argento la magica atmosfera di un mondo che resta unico e al confine materiale e spirituale del nostro pianeta.
Oggi l’Himalaya, e la valle del Khumbu in particolare, stanno vivendo trasformazioni radicali e fondamentali per la futura sopravvivenza delle genti che abitano queste zone e per questo fragile ecosistema naturale. Le molte migliaia di turisti che ogni anno percorrono i sentieri delle valli himalayane del Nepal stanno operando un cambiamento drammatico nella vita e nelle abitudini dei nepalesi stessi, e il carico antropico oggi in crescita costante nel mondo dell’alta quota rischia di devastare in maniera irrimediabile un territorio unico al mondo.
Si ripresenta la sfida più importante per il genere umano: sapere coniugare i legittimi interessi di chi vuole migliorare le proprie condizioni di vita con la necessità di preservare l’ambiente naturale per garantire anche alle future generazioni una speranza di vita sostenibile e rispettosa della propria dimensione di esseri viventi in armonia con la propria Terra.